La vita di un componente strutturale è principalmente determinata dall’interazione tra i difetti presenti all’interno del pezzo e le sollecitazioni a cui esso è soggetto.
Tali sollecitazioni sono il risultato degli sforzi applicati in servizio, sommati a quelli che si sviluppano nel pezzo stesso durante i processi di fabbricazione e di lavorazione, comunemente denominati stress residui.
Questi stress residui possono combinarsi con i carichi di esercizio, accelerando la velocità di crescita dei difetti e portando in alcuni casi alla rottura prematura del componente, con un costo economico ed un danno anche molto elevati.
Mentre gli stress applicati sono generalmente considerati nella progettazione, gli stress residui sono spesso trascurati, essendo correlati in modo complesso al materiale, alle lavorazioni ed ai trattamenti termici e potendo anche modificarsi durante l’esercizio.
D’altra parte, esiste una limitata conoscenza dell’influenza di tali stress sulle prestazioni del componente, e quindi dei possibili benefici economici che potrebbero derivare dalla loro accurata valutazione.
Da queste premesse nasce l’iniziativa di organizzare corsi teorico-pratici sulle tensioni residue, con i seguenti obiettivi principali:
- Presentare da un punto di vista teorico il concetto di stress residui e le conseguenze della loro presenza sulla resistenza dei manufatti metallici
- Discutere casi pratici in cui i processi di trasformazione possono generare stress residui (ad esempio saldatura, deformazione plastica, trattamenti termici)
- Fornire una visione di insieme dei principali metodi di misura delle tensioni residue, in particolare i metodi estensimetrici meccanici, i metodi diffrattometrici ed altri metodi meno diffusi
- Illustrare i principi di base, le potenzialità ed i limiti di una delle più diffuse tecniche di misura degli stress residui oggi disponibili – il metodo estensimetrico del foro o hole-drillig method – includendo anche gli aspetti normativi
- Offrire una vasta panoramica di applicazioni di questa tecnica, sia nei casi in cui gli stress residui sono negativi per le prestazioni in servizio del componente, sia quando vengono deliberatamente introdotti nel componente per aumentarne il limite di fatica (es. mediante pallinatura) e devono essere dunque quantificati.
Per qualunque ulteriore richiesta o chiarimento, scrivete pure a: training@sintechnology.com